I migliori tatuaggi sulla schiena dei calciatori | L'Ultimo Uomo

2022-09-23 19:45:53 By : Ms. Maggie King

Dal leone di Depay al Power Rangers di Neymar.

Calciatori e tatuaggi stanno bene insieme come il pane con la marmellata, il lino con l’estate, l’inverno con le coperte. Giovani atletici che consacrano il proprio corpo all’inchiostro, celebrano vittorie lungo i polpacci, omaggiano famiglie sui pettorali, scrivono indelebili messaggi motivazionali sui bicipiti.  Il modello per tutti è stato David Beckham, il calciatore più glamour di sempre, uno dei primi a riempire il proprio corpo d’inchiostro. Tra i tanti tatuaggi che ne adornano la figura, uno dei più vistosi è un angelo guardiano sulla schiena. 

ORLANDO SIERRA/AFP via Getty Images

Se i tatuaggi fanno ormai pienamente parte della cultura occidentale, nessuno come i calciatori ha usato la schiena per far scorrere le emozioni più profonde, riempirsi di immagini, simboli, storie. È difficile trovare una motivazione precisa del perché il rapporto tra esseri umani tatuati sulla schiena in totale e calciatori tatuati sulla schiena sia così sbilanciato verso i secondi, se non quella che sono ricchi (quanto cosa tatuarsi tutta una schiena?), giovani, belli e forse anche annoiati. Cosa pensare delle schiene interamente tatuate? La schiena è una tela, quasi letteralmente se ci pensate, ma è anche una schiena insomma. 

La mia idea iniziale era quella di provare a raccogliere tutti i tatuaggi sulla schiena dei calciatori, ma presto ho capito che sarebbe stato impossibile. Allora ho scelto i più eccentrici, quelli più vistosi o belli (o brutti), quelli che invitano alla riflessione. Mi sono accorto che possono essere divisi in categorie molto precise, su cui forse varrebbe la pena fare una riflessione sociologica e culturale su come i calciatori vivono la loro condizione. 

Non vuole essere una classifica: in testa io ho il mio vincitore, voi potete farvi il vostro (e magari imitarlo). 

Se Politano dovesse togliersi la maglietta davanti a voi di spalle siete sicuri che – almeno per un secondo – non pensereste che gli sta uscendo un felino dalle spalle? È un tatuaggio pieno di dettagli, iperrealista fino a sembrare una foto, che non so dire se è proprio un complimento per un tatuaggio. Gli occhi azzurri e la bocca mezza aperta danno all’animale una strana umanità, quasi stesse per dire qualcosa di incredibilmente saggio. C’è stata un po’ di discussione intorno a che animale sia: Politano sui propri canali social ha detto che è un ghepardo, a guardarlo, però, sembra più un leopardo. L’idea che proprio Matteo Politano si sia fatto un tatuaggio tanto vistoso e tamarro sulla schiena, sinceramente, non riesco proprio a processarla.   

Il padre putativo dei tatuaggi sulla schiena a tema animale, nessuno come lui mostra la sua schiena al mondo (è anche sulla copertina della sua biografia). Memphis Depay ha fatto del suo leone un simbolo, qualcosa che ne identifica lo spirito e che lui definisce Heart of a Lion , una frase che ritroviamo addirittura come claim nella sua pagina su Spotify (Depay è un rapper abbastanza prolifico). Qualche tempo fa un tifoso lo ha fermato fuori dalla sede di allenamento del Barcellona per fargli vedere che aveva lo stesso tatuaggio. Depay si è fermato divertito per fargli una foto e ha commentato che «Non tutti possono farlo, è solo per persone con un cuore da leone».  

Dalla simmetria perfetta, resta da capire cosa stanno a indicare quei quattro teschi che spuntano sopra la criniera del leone, di cui uno con un’areola. Ma spiegare i tatuaggi – immagino – sia come spiegare i meme: non si fa. 

Personalmente io sono “team tigre” come Rodrigo de Paul e come Luca Gaetano. 

Più disegno a penna con la Bic blu che tatuaggio, l’ex capitano del Napoli ha dedicato la sua schiena ai leoni, ma anche e soprattutto alla sua famiglia: a essere rappresentata lungo la sua spina dorsale è una scena familiare e coccolosa: un leone e una leonessa che proteggono due cuccioli. Dietro, mi sembra, il mare. Teoricamente non è il loro habitat, ma pare che in Namibia, a causa del riscaldamento globale, si siano spinti fino alla costa: che il tatuaggio di Insigne voglia essere un messaggio sulle conseguenze dei comportamenti umani sugli animali? La leonessa guarda dritto davanti a sé, mentre leone guarda da qualche parte verso l’orizzonte: se ho capito bene la metafora, probabilmente, sta guardando un taglio di Callejon.

Questo non ve lo aspettavate, vero? (Edgar Barreto, tredici stagioni ad arare i campi di Serie A, una famiglia di leoni sulla schiena).

Io ho elaborato delle categorie per comodità, ma poi si sa come vanno queste cose. Ederson, ad esempio, ha sulla schiena un po’ di tutto: animali, religione, spiritualità. Lo metto qui – negli animali – perché mi sembra che in percentuale siano predominanti sul resto. Cosa significa questa pala d’altare? Non ne ho idea, mi resta solo un dubbio: i guanti che tengono il pallone sono una rappresentazione di Ederson o appartengono all’aquila, che è quindi un aquila portiere?

Ederson del City però non ha neanche la più bella schiena tatuata tra gli Ederson che giocano a pallone. Appena arrivato a Bergamo, Ederson si è tatuato completamente la schiena con un drago dallo sguardo spiritato e le sopracciglia aggrottate, che vagamente somiglia a Shenron, il drago di Dragon Ball (l’ho messo tra gli animali perché onestamente non mi andava di iniziare una discussione su cosa sia un drago: non è un film della Disney questo). Potrebbe, come non potrebbe, essere stato Gasperini a costringerlo. 

Angelino è andato controcorrente per quanto riguarda i felini scegliendo di tatuarsi due lupi, con quell’estetica da maglietta nera a tema nativi americani che andava molto sugli stand delle fiere negli anni ‘90. Al centro una croce tamarra con dentro un giglio, difficile capire se per devozione cristiana o semplicemente perché aveva uno spazio vuoto perfetto per una croce. 

Non ho idea di quello che sto guardando dietro la schiena di Ivan Ilic, ma sono piacevolmente impressionato. Cosa vorrà dirci Ilic? Che storia ci racconta il tatuaggio sulla sua schiena? Tatuarsi un volto di donna che indossa una testa di tigre come un elmo sembra (le informazioni online sono frammentarie) stia a rappresentare una scintilla interiore, forza, grazia e coraggio. Molti lo identificano come un tatuaggio da ragazze, ma credo sia sbagliato parlare di genere anche nei tatuaggi. Eleganti anche le felci che incorniciano il tutto e che stanno a significare felicità, prosperità, nuovi inizi e longevità (a volte i tatuaggi somigliano molto all’astrologia nella loro interpretazione). 

Per capire la schiena di Ibra servirebbe almeno un dipartimento universitario, un paio di dottorandi in filologia del tatuaggio totalmente dedicati. Nel corso degli anni dei pezzi si sono aggiunti, altri sono cambiati. Se lo svedese è rimasto sempre lo stesso, la sua schiena no. Il risultato oggi è una cosa a metà tra uno di quei poster new age pacchiani e un ipotetico periodo orientalista di Otto Dix. 

Comunque, cerchiamo di destrutturare: sulla scapola sinistra c’è una carpa Koi bella tozza (nella tradizione giapponese è simbolo di coraggio e perseveranza); a destra invece quello che sembra un acchiappasogni (di solito viene tatuato per esorcizzare qualcosa di negativo, oppure se si è grandi fan di Stephen King). Sotto spunta parte di un dragone rosso e anche questo avrà diversi significati fichi per qualche popolazione orientale. In basso a sinistra, invece, c’è l’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci. Se volete provare a capirne il senso, immagino potrete trovare diversi libri a riguardo nelle vostre biblioteche di riferimento. Veniamo al centro: altro leone, questa volta sfumato, classico simbolo di forza e bla, bla, bla, sul cui naso spunta il Five Deva Faces Yantra , un tatuaggio della tradizione thailandese anche questo dalla storia millenaria (sono i tatuaggi Sak Yant, i cui disegni si chiamano yantra ) e dei significati molto profondi (il cui, il più scontato, serve come protezione dalle malattie). I tatuaggi di Ibra continuano sui glutei, ma siamo qui per parlare di schiene.

L’ho fatto per Ibra che ha fatto molto per il nostro paese, non lo farò per Sergio Ramos che invece non ha fatto nulla. Anche la sua schiena è un museo del tatuaggio, meno orientale e più mediterraneo. Una rapida panoramica: c’è un leone, un lupo, Gesù, un tipo che non ho capito chi sia, probabilmente un guerriero, un acchiappasogni con le sue iniziali al centro, un nativo americano che balla intorno a un fuoco, un cuore trafitto da otto spade, diverse scritte tra cui – quasi sul collo – A Lion Never Loses Over The Opinion Of Sheep (forse manca la parola sleep o forse non si vede nelle foto). Insomma la classica schiena del vostro difensore centrale. 

Forse dovrebbe stare nella categoria successiva, religione cattolica, ma non sono sicuro cosa stia a rappresentare la parte centrale del tatuaggio. È una Madonna col bambino però di estetica orientale? È qualche divinità induista o buddista? È la madre di Vrsaljko? La moglie? In ogni caso è un tatuaggio molto bello, proprio nella fattura, forse quello realizzato meglio in questa lista. Sotto, l’avrete notato, c’è l’ultima cena, ma non una qualunque, proprio quella dipinta da Leonardo da Vinci (non fatta da lui sulla schiena di Vrsaljko). Curiosamente, dopo essersi fatto questo tatuaggio, Vrsaljko è finito a giocare nell’Inter e quindi a vivere a Milano, la città che ospita l’opera che ha sulla schiena (immagino sarà andato a vederla, ma non ho trovato notizie a riguardo).  

Croci, colombe, rose, stelle, frasi di devozione che sembrano versi di una baciata ( cubreme con tu manto ), linee di fuga sparate: esattamente tutto quello che vi sareste aspettati dalla schiena di Arturo Vidal. 

Ero indeciso se mettere le ali sulla schiena di Stephen Ireland tra gli animali (è un grosso uccello? Forse un dinosauro?), tra i tatuaggi spiritualisti (sarà qualche divinità antica tipo sanscrita o minotaura?) o tra Film e Serie TV (somiglia molto alle ali che indossa Michael Keaton in Birdman). Alla fine ho scelto la religione perché dovrebbero essere quelle di un angelo (ma siamo sicuri che gli angeli rappresentati così facciano davvero parte della simbologia cattolica?). 

Ho scelto Ireland, ma sono davvero tanti  i calciatori con delle ali di angelo sulla schiena, viene da pensare che forse c’è una correlazione, forse davvero alcuni calciatori sono angeli (pensateci bene a questa cosa).   

Carlos Tevez si è fatto questo tatuaggio all’inizio della sua seconda stagione alla Juventus. Dovrebbe rappresentare una scena dell’inferno, o così almeno è scritto in giro, ma non – come ci si potrebbe aspettare – ripresa da qualche opera rinascimentale tipo il Giudizio Universale , totalmente originale. Quale sarà stata l’ispirazione dell’argentino? Io una risposta me la sono data: è un’allegoria dell’esperienza in bianconero. Guardate con attenzione il tatuaggio e vi sbucherà una faccia col nasone (Chiellini), uno con la faccia a teschio (Padoin), uno che urla (Conte), uno che pontifica (Bonucci), uno che sembra finito lì per caso (Allegri), un bambino (Giovinco). Da qui potete andare avanti voi.    

Classica scena da tatuaggio sulla schiena: angeli, nuvole, raggi solari. Al centro uno striscione con scritto, mi pare, Aldair e Conceicao.  

Qualcuno ci ha visto un’illustrazione dell’Inferno di Dante di Gustavo Dorè, qualcun altro qualcosa di più vicino a un esercito di Uruk-hai lanciato contro Gesù. È difficile dire cosa voglia dirci Kim con questo tatuaggio, rimane però un’opera piuttosto impressionante, qualcosa di grandioso e mistico che riesce veramente a farti pensare all’eterna lotta tra bene e male, dove il bene ha una croce e il male la difesa a 3. 

Mazzocchi ha raccontato che per lui «La fede è tutto. Se non credi in Dio non credi in nulla. Qualcuno mi critica per quel tatuaggio, ma io sono un vero credente». Non ho trovato la critiche di cui parla, tuttavia mi sento di dargli ragione. La sofferenza di Cristo è uno dei fondamenti della fede e raramente l’ho vista rappresentata meglio. Un Cristo giovane e giovanile con la barbetta, la corona di spine e gli occhi tristi; un Cristo che guarda verso un punto distante, forse verso il Padre, alla ricerca di una salvezza che non arriverà. La schiena di Mazzocchi ci ricorda che il Signore è morto per redimerci dai peccati – almeno se ci credete come lui – e lo fa nella maniera più chiassosa possibile, perché la fede è anche l’annuncio del messaggio di Dio.

Pare che al termine di un allenamento Candreva si sia scagliato verso il Cristo sulla schiena di Mazzocchi colpendolo con un martello e urlando «Perché non parli?».

Alexy Bosetti, attaccante francese che dice di ispirarsi a Inzaghi e che è un ultras del Nizza (del gruppo Brigade Sud , molto di destra), sulla schiena ha la risposta supereroe del tatuaggio di Mazzocchi. Stesso Cristo, sofferenza simile, ma in questo caso metà faccia è deformata come il personaggio Due Facce di Batman. Non a caso la sua frase più famosa è «O muori da eroe o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo», che se ci pensate potrebbe stare bene anche con la storia di Gesù.

Se pensavate vi fosse piaciuto molto Breaking Bad , dovreste vedere la schiena di Nicolas Otamendi – cosa che state facendo in questo momento – dove ci sono non uno, ma ben due tatuaggi di Walter White, il protagonista della serie interpretato alla grande da Bryan Cranston. La passione di Otamendi per le serie tv era evidentemente troppo grande (come la sua schiena dopotutto) e allora ci ha aggiunto anche un personaggio di Peaky Blinder e uno di Vikings – le serie preferite dai maschi bianchi tra i 25 e i 35 – e un fiocco di neve (che paradossalmente rimane la cosa più difficile da spiegare). A stupire, oltre all’idea in sé di tatuarsi dei personaggi di una serie TV, è proprio l’occupazione dello spazio totalmente casuale. 

Per diversi minuti ho sperato che fosse una foto falsa, che il giocatore più fico della nostra epoca non avesse davvero dedicato la sua schiena a questo pastrocchio. Se la scelta di immolare quasi metà del proprio corpo a dei supereroi/cartoni animati si sposa con l’indole giocosa del calcio di Neymar, la sciattezza dell’opera è quasi criminale. Comunque, se non siete esperti, a partire da sinistra andando avanti in senso orario troviamo: Spiderman, Batman, Goku e un Power Rangers, il bianco credo. Soprattutto la presenza di quest’ultimo mi inquieta: cosa può aver spinto un trentenne brasiliano a dedicare parte della sua schiena a una serie dove cinque teeneger americani indossavano tutine particolarmente attillate e facevano mosse rivedibili?

Gabigol ha dedicato la schiena alla storia della sua vita in maniera abbastanza letterale. In alto ci sono i volti dei genitori che vegliano (credo da vivi) su di lui che esulta verso il sole, il tutto sulle strade di una città che dovrebbe essere São Bernardo do Campo, la città in cui è nato, ma che piuttosto somiglia a Gotham City (che poi magari è proprio così che deve essere, non ci sono mai stato). Sotto una brutta scritta “Hope”, speranza. 

Alla fine il senso del tatuaggio di Gabigol è rispettabile, però non c’è niente di più strano che tatuarsi sé stessi (che vale anche per i prossimi in lista). 

Partiamo dal castello: potreste pensare sia un castello ideale, l’idea di castello di Holebas (ognuno di noi, immagino, ne abbia una), invece è un castello specifico, ovvero il Castello di Johannisburg a Aschaffenburg, che altro non è che la città natale di Holebas. Sul resto rimango basito come voi: possiamo dire che rappresenta lo stesso calciatore fermo sulla strada che porta al castello con a sinistra un angelo della morte e a destra un angelo e basta? E se è lui, perché non indossa una divisa da calciatore? Forse, visto il giubbotto di pelle che sembra indossare il personaggio, si tratta di Fonzie o magari Elvis Presley. Vista questa parte della schiena, non stupisce la scelta di inserire il proprio nome gigante dentro una pergamena. 

Sané ha recentemente ammesso di essersi pentito di questo tatuaggio gigante sulla schiena, che altri non è se non lo stesso Sané che segna al Monaco in Champions League in una partita finita 5-3. Sané ci ha messo la sua esultanza, ma non solo: dietro c’è la tribuna del City of Manchester Stadium con tanto di tifosi regolarmente paganti. Se non fosse già strano così, dovete sapere che poi il City fu eliminato in quel confronto, perdendo 3-1 al ritorno. 

Se l’idea è, diciamo, rivedibile, la realizzazione è anche peggio, e viene da chiedersi se Sané non avesse i soldi per permettersi un tatuatore più bravo o un amico che lo trattenesse. Anche il resto della sua schiena è brutta e criptica. C’è un orologio che segna le 13:45, il codice di avviamento postale di Bochum, una mappa di qualcosa (un tesoro?), un altro Sané più piccolo e sotto tre figurine che giocano a calcio di cui una potrebbe essere lo stesso calciatore (si arriverebbe a tre Sané sulla sua schiena).

Dopo il passaggio al Bayern Monaco, Sané ha fatto mettere una striscia nera a coprire il logo della maglia, e così ora sembra che abbia segnato per la Lazio 1990/2000. 

Ci sono delle ali, ovvio; una stella, ci sta; Firmino che alza la Champions (diciamo la più accettabile forma di auto-tatuaggio possibile); Firmino con la famiglia e la Coppa America (ok, dai, va bene anche questo), il versetto 40:31 di Isaia, un giglio, la scritta “i vincenti non mollano mai” e quella “lascia brillare la tua luce”. Tutto in qualche maniera comprensibile, la spiaggia che chiude il tutto, però, rimane un mistero: perché un uomo dovrebbe volersi tatuare una spiaggia sulla zona lombare del proprio corpo?

Daniel Agger ha fatto proprio il salto, passando da calciatore a tatuatore dopo il ritiro dal calcio. La sua passione per i tatuaggi si può intuire dalla sua schiena, che è praticamente un romanzo di formazione. In alto la data di nascita (1984) che fa da sfondo alla scritta Mors Certa, Hora Incerta,  il cui senso potete intuire. Appena sotto un giardino di alberi baciato dal sole con in primo piano un albero più grande con due bandiere della Danimarca. Al centro troviamo Holger Danske, un personaggio delle leggende danesi che fa la sua comparsa nel ciclo dei poemi geste de Doon de Mayence , e che siede in un cimitero vichingo, in mezzo alle lapidi di altri personaggi leggendari nordici. Sulla parte bassa della schiena, invece, ha tre grandi vichinghi, ognuno dei quali ha un’iscrizione sul elmo con le parole “intet set” (non vedo), “intet hørt” (non sento) e “intet sagt” (non parlo).

Piuttosto incredibile la schiena di Andre Gray, partita forse con un classico tatuaggio thai sulla parte alta della schiena (resi famosi dalla schiena di Angelina Jolie), ma ben presto totalmente dedicata a icone della lotta ai diritti civili dei neri. Ci sono figure politiche universali come Martin Luther King, Nelson Mandela e Malcolm X, ma anche personaggi sportivi come Alì mentre manda al tappeto Liston e il podio dei 200 metri alle Olimpiadi del 1968 con Tommie Smith e John Carlos con il guanto nero e il pugno chiuso. C’è anche molto altro, meticolosamente studiato per occupare alla perfezione la schiena di Gray, tra facce, articoli di giornale e momenti storici. 

Simile la schiena di Joshua King, deciso anche lui a dedicare il suo corpo alle figure più importanti della lotta ai diritti civili dei neri, salvo poi piazzare al centro in alto una bella testa di Immortan Joe, il cattivo del film Mad Max: Fury Road  (o, magari, per lui le due cose non sono in contrasto).

Aron Gunnarsson era il capitano dell’Islanda nel 2016, quando arrivò fino ai quarti dell’Europeo. È stata la loro estate: tutti abbiamo esaltato il loro calcio fatto di lanci lunghi, duelli aerei e tanta buona volontà; le barbe appuntite e quel rito che facevano coi tifosi a fine partita. Poche settimane dopo, però, ognuno di noi è tornato alla sua vita, tranne Gunnarsson che ha deciso di offrire la sua schiena allo stemma dell’Islanda, con la bandiera al centro e i quattro Landvættir che la sorreggono (il drago è rivolto verso Est, l’aquila a Nord, il gigante a Sud e il toro a ovest). 

Luigi Sepe ha presentato ai suoi follower il tatuaggio che gli copre tutta la schiena con le parole “Finche la barca va…lasciala andare” (così, senza l’accento). È un veliero, quasi a grandezza naturale. 

Chissà quell’aquila dove sta portando l’Africa tatuata sulla schiena di Aubameyang (da notare, che forse per paura non fosse riconosciuta, o – chissà – per motivi politici, oltre alle coste del continente africano c’è anche rappresentata la penisola arabica).

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